Embrioni freschi versus congelati: il risultato non cambia
Il successo dell'impianto del prodotto del concepimento dipende da numerosi fattori: una condizione necessaria è rappresentata dalla sincronia tra lo stadio evolutivo dell’embrione e la recettività dell’endometrio al momento dell’ingresso della blastocisti nella cavità uterina.
Questo principio è valido sia in caso di concepimento spontaneo che nei trattamenti di PMA. In quest’ultima circostanza, è necessario che il trasferimento degli embrioni avvenga allorquando l’ambiente uterino sia adeguato ad accoglierlo, per questo motivo garantire una adeguata conservazione delle cellule, che non ne alteri le proprietà e le caratteristiche, rappresenta una priorità.
Negli ultimi anni, l’introduzione della tecnica di “vitrificazione” (congelamento) nella Medicina della Riproduzione ha significato una vera e propria rivoluzione.
Questo processo consiste in un congelamento “ultra-rapido” di cellule e tessuti: il raggiungimento dello stato solido in un periodo di tempo molto breve impedisce la formazione di cristalli di ghiaccio all’interno delle cellule, prevenendo potenziali danni strutturali.
Da un punto di vista clinico-statistico, i risultati riportati nella letteratura scientifica e nella pratica clinica non mostrano differenze significative tra l’utilizzo di embrioni “vitrificati” e “freschi” in termini di percentuale di fecondazione, di corretto sviluppo embrionario e di gravidanza evolutiva. Inoltre, a riprova della sicurezza del processo di vitrificazione, non sono state riportate evidenze di associazione di questo trattamento con l’aumento del rischio di malformazioni o di complicanze durante la gravidanza. Tali risultati sono stati confermati dalla Società Italiana di Embriologia, Riproduzione e Ricerca (SIERR), la quale rassicura su come le moderne tecniche di congelamento siano sicure ed affidabili e consentano di conservare in maniera inalterata la qualità delle cellule.
Grazie all’efficacia e alla sicurezza dei trattamenti di vitrificazione, oggi nel mondo della PMA si fa largo sempre di più la tendenza di crioconservare tutti gli ovociti maturi o gli embrioni vitali, conosciuta con il nome di Freeze-all. Questo permette due valide opzioni per il trasferimento degli embrioni in utero: a fresco, ovvero al termine del ciclo di stimolazione e di prelievo degli ovociti, o dopo il processo di vitrificazione (FET, frozen embryo transfer), programmando il trasferimento in un secondo momento. Diversi studi condotti negli ultimi anni hanno suggerito che il trasferimento di embrioni in un ciclo successivo (naturale o artificiale) a quello del pick-up ovocitario, potrebbe fornire risultati migliori, dal momento che l’endometrio, non essendo esposto a dosi elevate di gonadotropine esogene, potrebbe risultare più recettivo ad accogliere l’embrione. Si consideri, però, che la maggior parte delle pazienti incluse in questi studi, presentavano una tendenza ad alta o eccessiva risposta ovarica, che espone a un rischio più elevato di sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS), e una maggiore probabilità di avere alti livelli di estrogeni e progesterone alla fine della stimolazione e per tali motivi era controindicato il trasferimento a fresco.
La strategia del freeze-all garantisce anche una certa flessibilità per l’esecuzione della diagnosi genetica pre-impianto (PGT), consentendo il congelamento di tutte le blastocisti senza inficiare la loro qualità. Una volta ottenuti i risultati, si realizza il trasferimento di un embrione risultato euploide (ovvero con un corretto corredo cromosomico) in un ciclo successivo.
Riassumendo, in accordo con i dati presenti in letteratura, le indicazioni per un FET possono essere varie: rischio elevato di una sindrome da iperstimolazione ovarica, esecuzione di test genetici pre-impianto (PGT), impreparazione dell’endometrio al termine della stimolazione ormonale o patologie uterine che richiedono un intervento prima di un eventuale transfer.
La conservazione degli embrioni congelati (“criopreservazione”) offre, quindi, una serie di opportunità per ottimizzare il risultato complessivo in diverse situazioni nella pratica quotidiana della PMA. Pertanto, il professionista indicherà la strada da intraprendere, ovvero se trasferire blastocisti fresche o congelate, per garantire, in maniera sicura ed efficace, i migliori standard assistenziali a seconda delle specifiche necessità di ogni donna.
Dott.ssa Stefania Salsano PhD Embriologa
Dott.ssa Livia Pellegrini PhD Embriologa