Il transfer è tecnicamente il trasferimento degli embrioni o di blastocisti formatisi dalla fecondazione degli ovuli precedentemente prelevati alla Donna (Pick Up).
Si tratta di una procedura ginecologica indolore, veloce che viene eseguita in ambulatorio senza anestesia. Questo momento rappresenta lo spartiacque nel percorso di Procreazione Medicalmente Assistita oltre il quale si può andare incontro alla gioia o alla delusione più grande mai vissuta.
“Solo” quindici giorni al test di gravidanza che può essere eseguito a casa o in laboratorio tramite analisi del sangue per rilevare l’ormone beta hCG.
Chi, a causa dell’ansia o per l’irrefrenabile desiderio di conoscere quanto prima il risultato del test, non riesce ad attendere il lasso di tempo consigliato dai Centri, si affida agli stick casalinghi acquistabili in farmacia oppure online. Si deve però fare attenzione: se effettuati troppo presto, potrebbero generare un falso negativo. Per una blastocisti di 5° giornata ad esempio, un risultato attendibile potrebbe palesarsi intorno all’ottavo giorno post transfer.Per embrioni di 2°/3° giornata si richiede qualche giorno in più.Falsi positivi potrebbero invece rivelarsi nel momento in cui si esegue il test sulle urine a poca distanza rispetto a cicli stimolati, in quanto in questo caso l’ormone beta hCG che viene somministrato per indurre l’ovulazione, può essere rilevato nel sangue fino a dieci giorni dopo l’assunzione.
Il cosiddetto Post Transfer, chi lo ha vissuto lo sa bene, è un periodo carico di aspettative, di ore che scorrono lente, di emozioni, pensieri, di ricerca di fanta-sintomi. che necessita di essere vissuto con una mentalità positiva. Varrebbe la pena goderselo con tutta la meraviglia che merita dopo gli innumerevoli sacrifici di natura fisica, psicologica, emotiva, economica, generati dalle varie terapie, riorganizzazione della propria vita sociale e lavorativa per far fronte alle tante visite mediche, controlli a cui si è sottoposti durante il trattamento di fertilità.
E’ il momento più difficile di tutto il viaggio verso la ricerca di un figlio e lo stato d’animo più diffuso che contraddistingue queste due delicatissime settimane è solitamente caratterizzato da uno stato d’ansia e incertezza soprattutto per le donne che si sentono responsabili per l’esito del percorso ormai giunto al rush finale.Le Donne appunto. Sono loro portatrici di vita e in quei quindici giorni prendono tutte le precauzioni possibili per scongiurare un eventuale negativo che le farebbe sprofondare nella disperazione più totale vedendo vanificarsi tutti i loro sforzi e il loro sogno sempre più lontano.Non tutte le cautele hanno ragion d’essere. Esistono anche falsi miti che hanno la sola conseguenza di mettere sotto pressione l’aspirante mamma: alzi la mano chi non ha pensato almeno una volta di compromettere tutto recandosi alla toilette ritenendo (erroneamente) di perdersi il “fagiolino” semplicemente facendo pipì!
Ecco alcuni dei principali interrogativi del Post Transfer
1) Riposo: nonostante venga detto in tutti i modi e in tutte le lingue che non vi sono evidenze scientifiche sul fatto che rimanere a letto per giorni, o addirittura le intere due settimane che separano dal test di gravidanza, possa aumentare la percentuale di successo, molte donne preferiscono ridurre al minimo l’attività fisica, lavorativa e sociale. In realtà in assenza di particolari indicazioni da parte del proprio medico, la raccomandazione più sensata è quella di continuare a condurre una vita del tutto normale, ovviamente usando il buon senso come in ogni altra circostanza ed evitando sforzi eccessivi;
2) Alimentazione: anche in questo caso, le informazioni che si trovano in rete, a partire dai forum e gruppi social dedicati al tema della PMA, sono le più disparate. A parte gli alcolici o l’eccesso di caffè e zuccheri raffinati, non c’è ragione di escludere altri alimenti dalla propria dieta, fermo restando che si tratti di un’alimentazione sana.Un paio di consigli spassionati riguardano un’idratazione adeguata, mangiare frutta e verdura per contrastare l’eventuale stitichezza provocata dall’assunzione di progesterone che viene prescritto nella terapia post transfer e prestare attenzione (come se si fosse in gravidanza) a quegli alimenti (insaccati crudi, verdure crude non lavate bene) che potrebbero trasmettere infezioni come toxoplasmosi;
3) Viaggiare: una delle domande più gettonate appena conclusasi la fase del transfer è “E ora posso tornare a casa in macchina/treno/aereo?”. I timori ovviamente sono legati alle eventuali sollecitazioni che potrebbero, secondo la Donna, inficiare l’impianto. Anche in questo caso vige la regola del buonsenso: niente montagne russe, o mountain bike su percorsi impervi, ma via libera a spostamenti tramite qualsiasi mezzo di trasporto;
4) Igiene personale: sì alla doccia, no a immersioni in vasca, piscina, mare per evitare possibili infezioni;
5) Sesso: è consigliabile astenersi fino al test di gravidanza per evitare contrazioni uterine durante l’orgasmo. Inoltre un rapporto dopo un trattamento di stimolazione ovarica, potrebbe anche risultare doloroso.
I presupposti concreti affinché avvenga l’impianto sono principalmente due: la qualità morfologica e normalità genetica dell’embrione/blastocisti e uno sviluppo endometriale ottimale.E’ chiaro però, che ogni Donna ha una propria sensibilità ed è giusto che questa venga assecondata affinché non si a arrivi a colpevolizzarsi di fronte a un eventuale risultato negativo. Ognuna faccia quello che la rende più serena in modo tale che quei fatidici giorni prima del test possano trascorrere velocemente, ma soprattutto senza eccessive paranoie.
Concentrarsi sulla ricerca di sintomi non giova. Ognuna di noi vive questa esperienza in modo del tutto personale, il nostro corpo risponde in maniera non matematica. Non dimentichiamo inoltre che quando ci sono in corso terapie ormonali, anche le nostre percezioni riguardo ai sintomi possono essere falsate.
Per vivere il tutto con maggiore leggerezza si potrebbe prendere spunto dagli anglosassoni che per descrivere quest’attesa usano l’acronimo P.U.P.O. che sta per “Pregnant until proven otherwise”, ovvero “incinta fino a prova contraria”.
Un’espressione questa che ha molta risonanza nel mondo delle community online che trattano temi come la fecondazione assistita, ma che in Italia non è ancora molto utilizzata. Sarebbe bello che si diffondesse anche quì, proprio per quel messaggio di speranza che trasmette, per quella positività che infonde.
Tuttavia nella lingua italiana il termine “pupo” è il vezzeggiativo usato per designare in maniera amorevole il bambino. Una bella coincidenza, no?
E voi, con quale stato d’animo avete affrontato le due settimane prima del test? Raccontateci le vostre esperienze.
a cura di www.natamamma.com per Conneggs