Tanti siti nelle scorse settimane hanno riportato la notizia che in Italia nascono troppi pochi bambini. Si muore più di quanto si nasca: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini, 10 anni fa erano 96. Il tasso di natalità è un indicatore importante per valutare il benessere di un paese e il nostro è ormai diventato un paese per vecchi.
Quante belle parole si spendono ogni giorno in favore della famiglia, di un paese democratico "fondato sul lavoro". C’è un bel po’ di ipocrisia in tutto questo.
L'Italia è un paese bigotto, pieno di contraddizioni, dove tutto ruota intorno all'assistenzialismo, alla raccomandazione (da distinguersi dalla "Segnalazione" basata sul concetto di meritocrazia).
Abbiamo smesso di volere dei figli o più semplicemente e onestamente, non si permette alle giovani coppie di formare una famiglia in un età in cui i figli non debbano diventare i badanti dei propri genitori?
Sarà la solita retorica o la spietata realtà, ma per spiegare i freddi numeri Istat dovremmo fermarci a riflettere su alcuni punti.
1) Incertezza sul Futuro: nasce tutto da quì. Oggi i giovani (e come dar loro torto?) ci pensano bene prima di fare il grande passo e creare una famiglia, perché mancano le garanzie per una stabilità economico/lavorativa.
Non si pretendono le garanzie che ebbero i nostri genitori o nonni nel dopoguerra. I giovani (se non la totalità, almeno la maggior parte di loro) oggi non vogliono il posto fisso o favoritismi. Esigono solo una politica sostenibile nel lungo termine e che abbia a cuore il bene comune;
2) I giovani lasciano l'Italia: giustamente chi non trova corrispondenza tra aspettative (di vita, lavoro, futuro) e realtà abbandona la nave.
Non è una scelta codarda: è sopravvivenza, è vita! E non è una scelta facile. Per chi è facile allontanarsi dala propria famiglia di origine, amici, catapultarsi d'un tratto in un luogo nuovo del tutto sconosciuto in cui reinventarsi da 0? Certo è fantastico fare esperienze all'Estero, è bella la contaminazione con altre culture, ma solo se queste sono scelte consapevoli e fortemente desiderate. Non devono diventare l'unica alternativa per veder riconosciuti i sacrifici fatti durante il percorso universitario o nel mondo del lavoro non propriamente democratico;
3) Le difficoltà di chi resta (Donne in primis): sì, chi sceglie di restare, trova con difficoltà una stabilità economico/lavorativa, non la trova affatto, o la perde dopo la gravidanza. La diretta conseguenza: andare direttamente al punto n° 4;
4) La donna rimanda sempre di più la ricerca di una gravidanza: con l'avanzare dell'età, si presentano i primi problemi di fertilità sia per Lei che per Lui;
5) La PMA (Procreazione Medicalmente Assistita): pur aiutando oggi molte coppie ad aggirare l'ostacolo dell'Infertilità, la scienza non rappresenta la soluzione definitiva. E' un mondo pieno di ostacoli, difficoltà, barriere di ordine economico, burocratico, sociale che porta molte coppie a desistere e rinunciare al sogno di creare una famiglia;
6) Mancanza di supporto alle famiglie: genitori più vecchi sta a significare anche Nonni ancora più vecchi. Va da sé che è improponibile pensare a un 70/80enne correre dietro un duenne. I genitori sono sempre più soli;
7) Discriminazione sul lavoro/mobbing: ne abbiamo già parlato nel post relativo al Social Freezing. Le incognite che si vivono nel mondo del lavoro, portano le donne a posticipare sempre più la creazione di una famiglia, la ricerca di una gravidanza e spesso quando ci sono le premesse affinché questo avvenga, è ormai tardi. La donna sia prima di ottenere un lavoro (ad esempio in sede di colloquio), ma anche dopo (quando annuncia la propria maternità o quando vi fa ritorno), è sottoposta di continuo a pressioni, invasioni della sfera privata attraverso domande scomode e inopportune. Sono poche le realtà aziendali che hanno costruito nel tempo un ambiente favorevole per le lavoratrici-mamme e nella maggioranza dei casi si tratta di aziende non italiane. Qualche giovane start up si sta facendo timidamente largo, ma è ancora troppo poco. C’è bisogno di una rivoluzione del sistema, di un welfare vero e non solo sbandierato ai quattro venti durante le varie campagne elettorali. Le Donne rappresentano una risorsa, una ricchezza, sono capitale umano e prima si capisce la loro importanza nel mondo del lavoro, prima usciremo da questo impasse;
8) Servizi assenti o non adeguati: siamo abituati ormai alla pubblicazione di statistiche che a intervalli più o meno regolari ci ricorda che in Italia non si fanno bambini.
Ma, riflettendoci su, anche se domani ci svegliassimo col doppio o il triplo di nascite rispetto a oggi, che cosa avrebbe da offrire questo paese?
I servizi, a parte qualche esempio virtuoso al Nord o escludendo quelli privati, sono inesistenti o di scarsissima qualità.
Le scuole pubbliche ad esempio: nella materna comunale dove vanno i bambini di un’amica piove dal soffitto e ogni tanto c’è l’allarme “topi”. La sua reazione a tutto questo? "La scuola pubblica è così. A chi non sta bene, deve pagarne una privata". Mi sono sforzata di capirla: forse la sua era solo rassegnazione.
Ma qui non stiamo chiedendo posate d'argento o un menu da Masterchef nella mensa dei bambini. Qui si tratta delle basi!
In Finlandia il 97% delle scuole sono pubbliche. Vengono fatti investimenti importanti in tutte le scuole, anche quelle dei piccoli centri. Ogni anno si investe il 5,6 del PIL per l’istruzione, il doppio di quello che avviene in Italia.
E’ tutto qui il discorso: finché la politica non prenderà seriamente la situazione e il bene comune non verrà messo davanti a quello individuale, questo Paese scomparirà tra le sue stesse ceneri. Perché non è vero che in Italia non si vogliono fare figli; la verità è che non ci viene permesso.
a cura di www.natamamma.com per Conneggs