Non di rado capita di ritrovarsi in conversazioni con amici, colleghi, parenti, con qualche sconosciuta presso uno studio medico e parlando di figli che non arrivano, inevitabilmente si toccano corde molto delicate e intime. Non tutti la pensano allo stesso modo. Infatti, se molte coppie decidono di intraprendere il percorso di fecondazione assistita per darsi una possibilità nel portare a termine il progetto di mettere su una famiglia, altre vi rinunciano per motivi di ordine religioso.
Ma perché si arriva a una decisione così impattante sulla propria vita personale? Qual è la posizione della Chiesa riguardo questo tema?
La posizione della Chiesa rispetto le forme di fecondazione artificiale (in provetta) è chiara: è totalmente contraria a qualsiasi tecnica sostitutiva dell’atto coniugale sia perché vale la regola che la vita umana deve essere trasmessa dalla natura, sia perché le tecniche di fecondazione in vitro sacrificano un considerevole numero di “vite” (la Chiesa considera la vita fin dal momento in cui avviene la fecondazione dell’embrione indipendentemente dal fatto che esso sia o meno sano e soggetto a evoluzione).
Qualsiasi mezzo o tecnica vengono visti come intromissioni esterne, manipolazioni che negano la dignità umana e per questo definiti come illegittimi. A questo proposito bisogna ricordare che anche la diagnosi prenatale è lecita solo nel momento in cui è finalizzata a salvaguardare la vita dell'embrione e della futura mamma; al contrario non è accettata se contempla l’eventualità di un aborto sulla base di una diagnosi che confermi l'esistenza di malformazioni.
L’unica modalità considerata eticamente corretta ai fini della procreazione è quella dell’inseminazione omologa che viene vista come aiuto all’atto coniugale. Un particolare non trascurabile è che per essere moralmente accettata la tecnica deve prevedere l’utilizzo di spermatozoi non recuperati tramite masturbazione, ma da condom.
Sono considerati leciti gli interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli alla fertilità naturale (es. interventi per la disostruzione tubarica, assunzione di integratori per migliorare qualità spermatica ecc..). Eterologa? Neanche a parlarne. Il ricorso a gameti di donatori maschili o femminili è condannato senza dubbio. Stesso discorso vale per la maternità surrogata.
In molti, tra i più fedeli ai dettami della Chiesa, arrivano ad affermare che attraverso la fecondazione assistita, i corpi dell’uomo e della donna si riducono a meri terreni di prelievo dei gameti, donatori di materiale biologico, senza alcun coinvolgimento di sentimento e spirito.
Per coloro che si sentono vicini a questa Istituzione quindi, diventa difficile prendere decisioni in merito senza imbattersi in sensi di colpa e dubbi.
Coloro che hanno affrontato o stanno affrontando un percorso di procreazione medicalmente assistita, non si riconoscono in questo tipo di pensiero. Per loro la realtà è un’altra. Loro sanno quanto amore, anima, spirito viene investito, quanto ci si sente coinvolti con ogni cellula del proprio corpo, mente e cuore, quanto ci si dona completamente più che in ogni altro tipo di relazione o rapporto carnale.
Sostituire il fare l’amore col proprio partner con punture sulla pancia è il desiderio di qualcuno? Certo che no! Ma se la natura non è stata generosa allo stesso modo con tutti, allora si preferisce usare qualche escamotage per risolvere una soluzione difficile e dolorosa.
Il figlio concepito tramite tecniche di fecondazione assistita, è frutto di un amore inimmaginabile, di un desiderio indicibile, sopravvissuto a una sofferenza insopportabile che conduce la coppia a un’introspezione diversa e profondissima, a sperimentare un’intimità che pochi hanno il privilegio di conseguire.
Chi sperimenta l’insostenibile esperienza dell’infertilità è ben più consapevole di ogni altro quanto sia preziosa la vita, del dono e del miracolo che essa rappresenta. Si è più preparati anche riguardo i rischi della gravidanza in sé, di quanto sia difficile portarla a termine. E se e quando quel bebè verrà al mondo, lo stupore sarà mille volte più grande, l’amore si potrà quasi toccare, sarà palpabile.
C’è da dire che la Chiesa, pur non approvando la modalità di concepimento umano nella FIVET/ICSI, accetta e accoglie come un dono ogni bambino che viene al mondo.
In conclusione, la scelta di ricorrere alla scienza per realizzare il proprio sogno di maternità (e paternità) è personalissima e insindacabile ovviamente. Tutte le esperienze dolorose possono portare la persona a perdere o rafforzare la Fede e le scelte che ne seguono non sono prive di sofferenza.
Anche cambiare idea in un senso o nell’altro non è da biasimare: molte coppie inizialmente contrarie alla sola idea, dopo anni di tentativi naturali, speranze e preghiere, si sono concesse una chance ulteriore con un percorso PMA, alcuni con l’esito positivo a cui aspiravano.
Qualsiasi scelta deve essere dettata principalmente da un profondo rispetto per noi stessi e per quello che siamo, deve garantirci la pace interiore, l’equilibrio anche in futuro senza rimorsi o rimpianti perché il passato non possiamo cambiarlo, ma il futuro sta solo a noi scriverlo.
A cura di Natamamma per Conneggs