La ricerca di un figlio è fatta di step che richiedono sacrifici a un livello sempre più alto: si parte da una diagnosi di infertilità o sterilità, all’accettazione di ricorrere alla scienza per tentare di veder concretizzare il proprio sogno, fino alla comunicazione che l’unica strada percorribile è quella della fecondazione eterologa.
Questa si riferisce al ricorso di gameti femminili (ovociti) o maschili (spermatozoi) esterni alla coppia, di donatori appunto. In Italia oggi un bambino su dieci nasce grazie a questa tecnica alla quale però possono accedere solo coppie eterosessuali: donne single e coppie gay devono rivolgersi a strutture estere.
Anche se con ritardo rispetto agli altri Paesi Europei, le procedure eterologhe stanno man mano prendendo piede anche in Italia, anzi, negli ultimi anni si sta registrando un vero e proprio boom: le coppie che hanno fatto questa scelta sono aumentate del 18% nel 2017 rispetto a 2016. (Dati della Relazione al Parlamento sulla Procreazione medicalmente assistita (Pma) nel 2019)
Solitamente si ricorre all’adozione di gameti dall’estero in quanto in Italia, quella della donazione, non è una pratica ancora consolidata, se non quando, una donna che si sottopone a cicli di PMA e ottiene un numero elevato di ovociti, sceglie di mettere a disposizione quelli in sovrannumero per altre donne. Questo è dovuto sia a una mancanza di informazione verso questo tema (ricordiamo che l’eterologa fino al 2014 era vietata in Italia dalla Legge 40/2004, quindi si tratta di una tematica relativamente giovane), sia perché a differenza di altri Stati, nel nostro questa pratica non prevede un rimborso spese; si tratta di un atto volontario, gratuito e anonimo.
Per quanto riguarda i gameti maschili, le banche più accreditate si trovano in Danimarca, Spagna, Belgio, Repubblica Ceca e Austria. I donatori sono selezionati in modo rigoroso.
Come per la fecondazione omologa, anche per l’eterologa il grado di accessibilità cambia da regione a regione e ovviamente da pubblico a privato, in quest’ultimo caso i costi sono spesso proibitivi e molte coppie devono fare tantissimi sacrifici oppure rinunciarvi.
Aspetti psicologici
La sterilità provoca nella donna un senso di inadeguatezza, inutilità, può portare facilmente all’isolamento e depressione; nel caso invece la problematica sia imputabile al fattore maschile, è a rischio l’autostima dell’uomo che vede intaccata la sua mascolinità.
Il sentimento che si prova di fronte a una diagnosi spietata è paragonabile a un lutto e nel caso di fecondazione eterologa si aggiunge la delusione di non trasmettere il proprio patrimonio genetico, la paura in merito alla relazione futura con i propri figli, alle reazioni dei familiari, il timore di essere stigmatizzati, dubbi riguardo il possibile risentimento che si potrebbe provare nei confronti dell’altro partner considerato l’unico genitore con legami genetici.
Proprio per i suddetti motivi, spesse volte il percorso di fecondazione viene portato avanti segretamente, all’oscuro da parenti e amici per paura di sentirsi giudicati, per vergogna e ciò non fa altro che minare ulteriormente le relazioni sociali della coppia. I pregiudizi culturali e religiosi in merito di certo non aiutano. Siamo ancora intrappolati in rigidi schemi mentali e molto lontani dalla libertà di molti altri Paesi sicuramente meno giudicanti.
Siamo continuamente bombardati da frasi infelici come “I figli sono un dono, non un diritto”, “Se non arriva è inutile accanirsi”, il tutto a evidenziare che un percorso come la procreazione assistita è un atto impuro, come se quei bambini che nasceranno con l’aiuto della scienza, non sono uguali a tutti gli altri.
Inoltre se già in una gravidanza naturale, e ancor più per un concepimento avvenuto mediante fecondazione assistita omologa, la gravidanza rappresenta un periodo delicato, pieno di paure, domande, aspettative, nel caso dell’eterologa tutto è vissuto con maggior coinvolgimento.
Un adeguato sostegno psicologico è sempre consigliabile a chi inizia un percorso PMA, a maggior ragione se si fa ricorso a tecniche eterologhe. La consulenza può risultare utile sia nella fase decisionale, sia nell’accompagnamento durante il percorso vero e proprio, sia nella fase successiva per contenere la delusione di un eventuale fallimento o al contrario affrontare con serenità la gravidanza.
La scelta per il futuro
Non tutte le coppie, pur essendo approdate alla scelta eterologa, si sono poste il quesito del se e come affrontare in futuro l’argomento con il proprio bambino, se è giusto permettergli di ricostruire le proprie origini.
Una tematica così delicata non va presa con leggerezza onde evitare di distruggere quel sogno di puro amore che tanto si è cercato, desiderato e ottenuto con fatica e dolore.
Specialisti competenti in materia possono dare un valido aiuto nel valutare il singolo caso di ogni coppia e offrire le giuste indicazioni per rendere la verità un momento di arricchimento e non di sconvolgimento degli equilibri.
Certo è che si deve prendere in considerazione il fatto che oggi (e lo sarà ancor più in futuro) è molto difficile nascondere una simile realtà: domande in sede di anamnesi, mancanza di somiglianze con uno dei genitori, anche effettuare il test del DNA è una procedura semplice. Venirlo a scoprire per caso comprometterebbe forse per sempre il rapporto con i propri figli.
Oggi alcuni Centri del Nord Europa offrono la possibilità del “non anonimato” del donatore, così un giorno chi lo desidera potrà incontrare o risalire alle generalità della persona che ha reso possibile il concepimento. Questa condotta (definita anche “disclosure” o rivelazione del donatore) è incoraggiata anche dal Comitato Etico della Società Americana di Medicina della Riproduzione. Importante per i futuri genitori è accettare un diverso concetto di famiglia che non è solo strettamente legato ai rapporti genetici bensì basato sull’amore.
L’epigenetica
Nella scienza si fa spazio un nuova disciplina che studia la trasmissione di caratteri ereditari nei casi di fecondazione eterologa.
Sembrerebbe che l’ambiente uterino della madre, pur essendo ricorsa alla donazione di ovociti da donatrice, può incidere sul patrimonio genetico del feto. Basta pensare allo sviluppo dell’embrione e alla sua interazione con l’endometrio nel corpo della donna dopo il transfer. Questa sorta di dialogo rende possibile l’acquisizione dell’informazione genetica della madre da parte dell’embrione. Questo processo è anche alla base delle somiglianze fisiche tra madre e figlio anche in caso di ovodonazione.
In ogni caso, portare in grembo e partorire il bambino concepito per via eterologa crea un legame fortissimo e non importa quanti ancora predicano dal loro pulpito che si tratta di procedure contro natura. Tutti quei moralizzatori bigotti dovrebbero avere il coraggio di dire solo guardando i visi di quei bambini, che non sono frutto di amore, che non sono un dono.
Io mi sento di ringraziare sempre e comunque la medicina e la scienza che riconsegnano sogni perduti a quelle donne che con la forza e coraggio di leonesse si sono andate a riprendere ciò che era stato loro negato: la felicità.
A cura di Natamamma per Conneggs