La risposta delle ovaie alla stimolazione ovarica

04, Aug, 20

Stimolazione ovarica. Come le pazienti rispondono alle terapie nei cicli di fecondazione assistita

Uno dei fattori di successo nei cicli di fecondazione assistita consiste in una buona risposta della paziente alla stimolazione ovarica. Questa avviene tramite l’assunzione di farmaci (iniezioni sottocute) per un periodo di tempo variabile (generalmente un paio di settimane, ma dipende appunto dalla risposta delle ovaie della donna alle terapie ormonali).

Attraverso l’anamnesi accurata della paziente, la valutazione di eventuali cicli precedenti e in base ai risultati degli esami recenti richiesti a monte del ciclo di fecondazione assistita, lo specialista è in grado di predire la risposta delle ovaie.

Tra gli esami base utili a individuare la riserva ovarica troviamo:

  • conta ecografica dei follicoli antrali con diametro tra i 2 e i 10 mm. Viene eseguita con un’ecografia transvaginale tra il 3° e il 5° giorno del ciclo. Rilevare un numero di follicoli da 1 a 5, classifica la donna come paziente con bassa riserva ovarica e come poor responder;
  • prelievo ematico per determinare livello AMH, ormone antimulleriano, considerato un fattore molto importante al fine di evidenziare la quantità, ma anche la qualità ovocitaria. E’ stata dimostrata correlazione tra livelli di AMH, numero di follicoli antrali ed età della paziente. I valori AMH si abbassano con l’avanzare dell’età;
  • Dosaggio FSH, ormone follico-stimolante che controlla la maturazione del follicolo e, insieme all’ormone luteinizzante (LH), stimola la produzione di estrogeni. Rilevare alti livelli di FSH in donne giovani, è indicativo di ridotta riserva ovarica;
  • precedenti interventi chirurgici alle ovaie ad esempio per endometriosi.

I protocolli di stimolazione sono personalizzati in base alle caratteristiche della paziente, quindi ogni donna assumerà tipo e dosaggi diversi di farmaci.

Se durante il ciclo di trattamento viene riscontrata, tramite monitoraggio ecografico e dosaggio ormonale, una bassa o nulla risposta ovarica, il medico può decidere di sospendere o cambiare tipo di trattamento.

Proprio sulla base della risposta della donna alle terapie ormonali, si definiscono:

  • Pazienti “High Responders”, donne che rispondono alla cura producendo un numero elevato di ovociti (a volte oltre 20) anche con basse dosi di gonadotropine. In questo caso però, esiste il rischio di iperstimolazione con accumulo di liquido nell’addome dopo il pick up. Un numero ottimale di ovociti si colloca tra 10 e 15. Se ci soffermiamo a pensare, in natura l’ovaio genera un solo ovocita al mese (in casi eccezionali 2 o 3). Sottoporre le ovaie ad una stimolazione eccessiva può portare a inficiare la qualità degli ovociti prodotti in numero elevato;
  • Pazienti Poor Responders: sono solitamente donne con 1) un età sopra i 40 anni, quindi naturalmente con una minore riserva ovarica, 2) donne che seppur anagraficamente giovani, sono affette da menopausa precoce 3) donne con una scarsa risposta ovarica (meno di 3 ovociti prelevati) in un precedente ciclo di stimolazione e/o 4) donne con risultati non incoraggianti negli esami quali la conta dei follicoli antrali o dosaggio dell’Ormone antimulleriano (AMH) .Si riduce così anche lo stress della donna che pur sottoponendosi a bombardamenti ormonali, non produce quanto si spererebbe.

Rispondere in maniere non adeguata a un ciclo può essere un segnale sfavorevole per cicli successivi e per le possibilità di concepimento. Spesso le pazienti poor responder vengono sottoposte a trattamenti con alti dosaggi di farmaci, ma questa strategia aggressiva, non ha come risultato una percentuale più alta di gravidanza.  Negli ultimi anni si è fatta strada una nuova pratica definita “mild stimulation”. Tramite un trattamento più “dolce” infatti, si vuole privilegiare e dare priorità alla qualità degli ovociti, piuttosto che al numero in pazienti che già in partenza è assodato non risponderanno in maniera adeguata sotto il profilo quantitativo. In questo modo si cerca di rispettare la fisiologia dell’ovaio, iniziando la stimolazione farmacologica con medio/basso dosaggio verso il 5 giorno del ciclo mestruale.

La mild stimulation può essere di supporto nel trattamento sia delle poor che high responders con l’obiettivo di diminuire il rischio da sindrome da iperstimolazione ovarica e, di nuovo, avere un effetto positivo anche sulla qualità degli ovociti. Anche la scelta del farmaco e il dosaggio influisce sia sulla qualità degli ovociti e dei successivi embrioni.

In conclusione, allo stato attuale la scienza ancora non è in grado di superare lo scoglio di una bassa risposta ovarica alla stimolazione ormonale, come non è in grado di predire la reale possibilità di gravidanza. Anche se può sembrare una fredda categorizzazione quella delle pazienti in base alla loro risposta ovarica, questa può aiutare nel trovare protocolli sempre più precisi e personalizzati, dettare linee guida che nel futuro possono portare a percentuali di successo dei trattamenti.

E voi di quale gruppo fate parte, High o Poor Responders?

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Le informazioni contenute in questo articolo non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.
Si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico curante e/o di specialisti

 

Articolo redatto a cura di www.natamamma.com per Conneggs