L'attecchimento dell'embrione

30, Jan, 20

L’attecchimento dell’embrione

 

L’attecchimento dell’embrione nell’utero, chiamato anche nidazione, impianto o annidamento è necessario ai fini dell’avvio di una gravidanza.

 

Scopriamo insieme in maniera semplice che cosa è esattamente.

 

Normalmente, l’ovocita femminile fecondato dallo spermatozoo maschile arriva 5 giorni (in alcuni casi anche 6 giorni o più) dopo l’ovulazione nell’utero.

Nel momento in cui arriva nell’utero, non è più un ovocita, ma un embrione chiamato “blastocisti” composto da tantissime cellule.

 

La blastocisti, una volta raggiunto l’utero, deve “attecchirsi” nella parete uterina. Quindi per l’avvio di una gravidanza non basta il semplice arrivo della blastocisti nell’utero, ma è necessario l’annidamento di quest’ultima nell’endometrio.

 

L’endometrio è un rivestimento mucoso che riveste la parete dell’utero e fornisce l’ambiente iniziale per lo sviluppo dell’embrione. Ci si può immaginare l’endometrio come un bel prato nel quale verrà messo l’embrione e dal quale trae nutrimento.

 

L’annidamento dell’embrione nell’endometrio dura circa 7 giorni (quindi avviene tra il 19 e il 26 esimo giorno del ciclo) e si divide in 3 fasi. In queste tre fasi, l’embrione e l’endometrio esercitano un ruolo attivo comunicando tra di loro attraverso la secrezione di mediatori chimici.

In un primo momento la blastocisti si appoggia sull’endometrio, come se, volendo rimanere con il paragone del prato, appoggiassimo una piccola pianta sul nostro prato.

Successivamente, l’embrione aderisce all’endometrio. Quindi come se la pianta appoggiata sul prato tirasse fuori le sue radici.

Infine, nella terza fase, la blastocisti invade l’endometrio e si fonde con esso. Quindi, come se la nostra pianta avesse messo le sue radici dentro la terra sottostante al prato e risultasse perfettamente integrato nel prato.

E solo da quel momento il corpo umano inizia a produrre la Beta Hgc, ovvero l’ormone della gravidanza che misurano i vari test di gravidanza. Quindi prima del 24/26 esimo giorno del ciclo ovvero 10/12 giorni dopo l’ovulazione nel corpo umano non è rilevabile l’ormone della gravidanza e quindi un test darebbe un risultato non attendibile. Al riguardo è anche utile evidenziare che l’ormone della gravidanza è misurabile prima nel sangue e solo dopo qualche altro giorno nelle urine.

 

L’endometrio per permettere all’embrione l’annidamento deve essere recettivo. La recettività dell’endometrio dura solitamente poco tempo (circa 3 giorni, dal 19 esimo al 21 esimo giorno del ciclo in un ciclo regolare di 28 giorni). Questi giorni di recettività dell’endometrio vengono comunemente chiamati “finestra di impianto”. 

 

Solitamente la donna non se ne accorge del momento di attecchimento.

Solo in alcuni casi ci possono essere le cosiddette perdite da impianto ovvero piccole perdite di sangue che derivano dalla rottura di vasi sanguini durante la penetrazione della blastocisti dell’endometrio. Spesso la donna confonde le perdite da impianto con l’arrivo del flusso del ciclo mestruale. Gli elementi che distinguono le perdite da impianto dalle mestruazioni sono solitamente la leggerezza del flusso, il fatto che la perdita di sangue non aumenta e il colore più leggero tendente al rosa. L’impianto può essere inoltre accompagnato da piccoli crampetti uterini, un altro sintomo che spesso rende difficile alla donna la distinzione dalle mestruazioni.

 

Non sempre avviene un impianto. Ciò significa che non necessariamente, anche se l’ovocita si feconda e si forma una blastocisti, ci sarà l’attecchimento e pertanto l’instaurarsi di una gravidanza. Questo è anche il motivo per il quale nei percorsi PMA non si hanno sempre dei risultati positivi: il mancato annidamento dell’embrione.

Le cause possono essere varie. Il mancato attecchimento può essere attribuito alla scarsa qualità dell’embrione (come ad esempio difetti cromosomici), alle proprietà dell’endometrio (scarsa qualità, ridotta crescita del tessuto endometriale ecc.), malformazioni uterine, fattori immunologici, disfunzioni ormonali ecc.

Sulle cause del mancato annidamento bisogna sempre indagare con il proprio ginecologo o il centro di PMA dal quale si è seguiti e intraprendere delle strategie personalizzate in base alla storia pregressa della coppia.

 

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