Le donne e la mancata opportunità di essere solidali

03, Mar, 20

Le Donne e la mancata opportunità di essere solidali

Che strane creature che siamo noi donne!

Spesso stressate per non deludere le aspettative - troppo alte - che gli altri (e in fondo anche noi stesse), ripongono nei nostri confronti. Ci vogliono manager, poi mogli, l’attimo dopo madri, poi madri perfette, fantasiose amanti, amiche comprensive, dolci partner, cuoche degne di una finale di Masterchef.

Siamo capaci di sopportare le sofferenze più laceranti, ci carichiamo di mille responsabilità. Sopportiamo i dolori del ciclo, camminando su tacchi (a volte vertiginosi) mentre con una mano portiamo le buste della spesa e con l'altra teniamo il telefono per risolvere un rompicapo a lavoro o per prendere l'ennesimo appuntamento dal Medico.

Dovremmo essere unite per vincere nuove battaglie continuando l’egregio lavoro svolto da donne icone del passato - e del presente - che rivendicano diritti, ma soprattutto la libertà. Libertà di scegliere di vivere la vita che si vuole, senza imposizioni, pregiudizi, sentirsi sbagliate per le proprie decisioni senza scendere a compromessi.

Ma come facciamo a vincere nuove battaglie se siamo perennemente occupate nell’arte di farci la guerra?

Come dice una canzone che conosciamo tutte, "Siamo così, dolcemente complicate…", ma io dico che a volte riusciamo ad essere anche "Amaramente stronze".

Le prime scaramucce iniziano da bambine quando ci contendiamo le prime bambole, o magari l’amichetta che ai nostri occhi sembra “la più cool”; con l’adolescenza, quando entrano in gioco le prime cotte, è anche peggio. Riserviamo tanto amore alla nostra migliore amica, ma altrettanta ostilità verso coloro che non sono all’interno del nostro cerchio della fiducia.

Sul lavoro siamo avanti agli uomini, quanto a pregiudizi: se una donna ricopre posizioni importanti, siamo spietate.

Poi ci sono le mamme a tempo pieno che criticano le donne in carriera e quest’ultime a loro volta compatiscono le prime.

All’interno della categoria “Mamme” la situazione si surriscalda ulteriormente sui temi più svariati: allattamento, sonno, educazione, la scuola migliore, lo sport più idoneo e così via.

Mentre ci tiriamo i capelli e ce ne diciamo di ogni, senza realmente ascoltarci l’un l’altra, gli uomini ci guardano con un malefico ghigno, ci sorpassano e creano un mondo fatto su misura per loro che ovviamente non tiene conto delle nostre esigenze. Nel frattempo viviamo nell'ombra.

Perché non riusciamo a essere solidali? Perché è così difficile mettersi nei panni di una donna che ci sta aprendo il suo cuore?

E le Donne PMA (donne che hanno affrontato o stanno affrontando un percorso di procreazione medicalmente assistita), al contrario di quello che si può pensare, non fanno eccezione.

E’ vero, in questo caso siamo più connesse. Ci scrutiamo, ci ascoltiamo, ci riconosciamo.

A chi è che non è capitato di vedere coppie più o meno "mature" con un bambino o ancora con gemelli (prima una rarità, oggi molto più comune) e sussurrare "Probabilmente vengono da una fivet"!? o ancora, coppie che stanno insieme da tempo, ancora senza figli, e pensare "Sappiamo quello che stanno passando, saranno sicuramente alla ricerca di un bambino".

Ma poi anche tra Donne PMA accade qualcosa di inspiegabile. Basta leggere qualche forum, alcuni botta e risposta sui social network e ci si accorge di quanto l’astio regni sempre sovrano e sembra fare da cornice a tutte le conversazioni.

Si innescano discussioni sterili quanto la condizione fisica che si sta vivendo.

C’è chi rimprovera qualcuna, rea di fare domande banali, ignorando il fatto che di banale nella PMA non c’è niente, che quello che può sembrare scontato agli occhi di una, può essere di fondamentale importanza per il percorso di un’altra.

Ci sono poi Donne così inaridite e offuscate dal dolore che non riescono più a vedere con lucidità le loro “simili” le quali, pur avendo sofferto immensamente, riescono ancora a nascondere il loro dilaniante vissuto dietro un sorriso o una battuta.

Ci sono quelle che ci provano, ma al contempo criticano le altre perché “ti stai accanendo troppo. Io se riesco al primo colpo va bene, altrimenti prendo un cane e sono felice lo stesso”.

Ci sono quelle che “Io l’eterologa mai”, e dopo due mesi sono su un aereo diretto in Spagna o Grecia.

C’è chi non ce l’ha fatta e rivolgendosi verso chi quel Dono l’ha strappato con le unghie e con i denti al destino crudele afferma: “Ora speriamo che non ci siano effetti collaterali per te e il bambino con tutti quegli ormoni assunti. Si sa quella roba fa male”, alludendo al fatto che nel medio/lungo periodo qualcosa di terribile potrebbe minare la loro salute.

C’è chi ce l’ha fatta e il giorno dopo aver visto le due linee rosa, dimentica istantaneamente quello che si prova il giorno in cui gli slip si colorano di rosso.

Cos’è che ci frega realmente? Competizione? Gelosia? Invidia? Sono gli ormoni o solo stupidità?

Fortunatamente ci sono anche donne che sfruttano il loro dolore, se lo fanno amico e lo incanalano verso qualcosa di positivo e costruttivo. Donne che offrono sostegno, informazioni utili, aiuto pratico ed emotivo. La strada è ancora lunga, abbiamo tanto da imparare e nonostante gli schiaffi della vita non smetterò mai di promuovere e credere nella solidarietà femminile. Perché “se la sofferenza vi ha reso cattive, allora l’avete sprecata”.

 

A cura di www.natamamma.com per Conneggs