L'infertilità e le ferite nell'anima

26, Aug, 20

L’infertilità e le ferite dell’anima

 

Una volta lessi una frase di una semplicità e verità disarmante: “I figli sono prima un istinto, poi un impegno e quasi sempre una gioia”.

E quando questo istinto non riesce ad arrivare a compimento? Cosa succede quando si desidera provare sulla propria pelle la gioia di cui parlano più o meno tutti i genitori del globo da sempre?

Il prezzo da pagare per le coppie che soffrono di infertilità è altissimo. Alcuni studi hanno addirittura dimostrato come, soprattutto per le donne, le emozioni provate possono essere assimilabili a quelle vissute in un’esperienza di cancro. E sopravvivere a una di queste due condizioni è, seppur in maniera diversa, da guerriere. Anche quando se ne esce, le ferite rimangono, a volte nel corpo, altre nell’anima.

Decine di test di gravidanza negativi che si vorrebbero distruggere in mille pezzi. Mesi che sembrano non passare mai e di colpo ci si accorge che si sono trasformati in anni. Dopo il trauma iniziale, arriva la presa di coscienza del problema e poi visite mediche, rapporti a comando, farmaci e ormoni che influiscono su corpo e umore, isolamento sociale, sacrifici per tenersi stretto il lavoro, delusioni che di volta in volta ti buttano giù, ma ti obbligano anche a rialzarti quanto prima perché il tempo è tiranno e non ci si può permettere di perdersi.

Dagli sforzi a cui ci si sottopone per non crollare, dai conflitti interiori, dalle responsabilità che al contempo devono essere portate avanti, ne deriva un esaurimento emotivo, un prosciugamento delle energie e speranze. Il dare, il darsi, senza ottenere nulla in cambio, veder vanificati i propri sforzi, la vita, quella degli altri, che sembra continuare senza intoppi, e la propria, in bilico, sulla quale si perde il controllo, che sembra sfuggire dalle mani. Viene a decadere la fiducia nelle proprie possibilità, nella credenza che con la propria volontà, sforzi e dedizione si può incidere sul proprio destino. Un destino che ormai si sente appartenere a qualcun altro, alla scienza, ai medici visti come l’unico mezzo attraverso il quale rendere il sogno realtà e verso i quali le donne con uno stato d’animo più fragile sviluppano una certa dipendenza. Continui consulti, visite, esami fanno sì che la donna si senta viva, che la speranza rimanga accesa. La sensazione che qualcosa nonostante tutto si muova e che qualcuno si stia prendendo cura della propria persona, è una sensazione gratificante.

Il punto di rottura

C’è una sorta di dualismo tra il ventre vuoto percepito con dolore lacerante e la mente della donna piena, affollata di pensieri e preoccupazioni e soprattutto dove quel bambino esiste già. Da anni. Non poterlo avere, stringere tra le braccia equivale a un lutto.

Tutte siamo arrivate a dire almeno una volta “Non ce la faccio più”, e subito dopo ci siamo rimboccate le maniche per portare avanti il nostro sogno. La somma di quei “Non ce la faccio più”, porta lentamente, ma inesorabilmente a un crollo, a una crisi sia personale che della coppia. Riemergono i sogni e i progetti su cui si fantasticava da bambine: scontrarsi con la realtà non favorevole, fa arrabbiare e tanto male.

Oltre al dolore per lo stato delle cose che si devono malgrado accettare e ci mostrano con tutta la forza la nostra impotenza di fronte la natura, oltre ai sacrifici che si devono affrontare per iniziare un percorso PMA, si ha l’incertezza dell’esito. L’investimento economico, emotivo e organizzativo è altissimo rispetto alle poche chance che si hanno di coronare il proprio sogno di maternità.

Provare tutto questo anche una sola volta nella vita e per un periodo limitato già basterebbe a segnare nel profondo una persona. Affrontare più cicli PMA, dover ricominciare ogni volta da capo implica un dispendio di energie che annienterebbe chiunque.

E’ questo “ricominciare”, di nuovo, l’ennesima volta qualcosa che è stato interrotto che fa inevitabilmente pensare allo scorrere del tempo: mentre questo accade ci sono le vite degli altri, i figli degli altri che crescono, le famiglie degli altri che gioiscono. E poi noi, la nostra coppia ferma al palo in cui tutto è cambiato, ma niente è cambiato. E questa è una consapevolezza estremamente dolorosa.

E’ possibile rimarginare le ferite provocate dall’Infertilità?

L’infertilità può essere qualcosa di passeggero nel corpo, un situazione (quasi sempe) risolvibile grazie alla scienza, ma soprattutto nei casi in cui il percorso per aggirare il problema si prolunga eccessivamente o non si trova soluzione, allora può trasformarsi in una ferita interiore non facilmente rimarginabile.

A prescindere dall’esito dei trattamenti di un percorso PMA, è importante lasciare sempre anche un piccolo spazio riservato ad altro. Questo percorso infatti può assorbire totalmente energie e attirare tutte le attenzioni della coppia, in particola modo della donna, senza lasciar tempo per altre attività, sport, hobby, vita sociale. Tutti aspetti che non devono essere trascurati perché sono essenziali per il benessere della persona, per la gestione dell’ansia, per conservare la propria identità e integrità.

Col tempo e un valido supporto psicologico si può imparare ad accettare quello che ci è accaduto. Darsi dei tempi e porsi dei limiti, evita di sovraccaricarsi di pesi emotivi, economici e organizzativi che a lungo andare logorano. Parlare o scrivere della propria storia aiuta l’elaborazione del dolore vissuto. Sfogarsi è terapeutico, ma è giusto che ognuno trovi il proprio modo per farlo e con le persone giuste: spesso si preferiscono estranei, comunità di sostegno on line, altre coppie nelle stessa condizione, ma è anche giusto scegliere di non dire con rispetto di ciò che si è e che si prova.

E’ altrettanto importante, oltre a ritrovare se stesse, anche ritrovarsi nella coppia che ha subito grossi traumi perdendo l’equilibrio.

Insomma, l’infertilità mette a dura prova chiunque, anche coloro che sono apparentemente più forti, cambia la percezione delle cose, le priorità, mette in discussioni le relazioni, l’immagine di sé. Il percorso PMA che decidono di affrontare sempre più coppie, richiede inoltre una grossa capacità di resistere all’attesa, alle delusioni, alla frustrazione senza soccombere.

Un pensiero e un atteggiamento positivo a tutto questo è indispensabile. A prescindere dal risultato bisogna pensare che ci stiamo muovendo per far cambiare le cose, per far girare la ruota. E sognando la meta che cerchiamo di raggiungere pensare, che sì, ogni volta ne vale la pena.

Articolo redatto per Conneggs da www.natamamma.com