Mamma sospesa

15, Jun, 20

Mamme sospese

A volte mi sento un po' come un caffè già pronto e pagato al bar; una bevanda avvolgente, fragrante, calda che aspetta soltanto di essere bevuta.  Nessuno, però, si accorge di quella tazzina, nessuno vuole beneficiare di questa cortesia, nessuno ne ha bisogno.  Così il caffè rimane lì, sul bancone a raffreddarsi, sparisce la cremina sopra e diventa sempre più scuro, il suo aroma si disperde. Ecco, io mi sento così, come una caffè sospeso.

Tra miriadi di identità che mi sfuggono: né adulta, né giovane, né in carriera, né fallita; né madre, né non madre, mi sembra di averne afferrata una. Allora mi ripeto, come un mantra, queste parole che mi assolvono e mi rendono giustizia:- Io sono una mamma... Sospesa, ma pur sempre una mamma!

Essere una mamma sospesa non è semplice, bisogna continuare a crederci nonostante i mulini a vento provochino delle forti correnti d'aria che ti spingono indietro, ti fanno vacillare, rendono il tuo passo pesante e il cammino difficoltoso.

Essere una mamma sospesa ti provoca immense sofferenze, ogni volta che giri lo sguardo altrove, che ti mostri comunque fiera, che cambi canale, che pensi ad altro, che eviti il discorso, o fai finta di niente; stai lottando con tutta te stessa, contro l'idea di una splendida famiglia perfetta.

Quest’ immagine ti si palesa spesso sotto forma di una nebbia fitta che offusca la tua mente, confonde il pensiero, pervade i tuoi organi interni e li fa fluttuare. Essi, insieme alla tua coscienza, galleggiano, come sospesi, appunto, in un mare di fumo.

L’identità sociale di una mamma sospesa è in attesa di essere definita, il suo ruolo nel mondo è tutto da inventare, i modelli di donna senza figli ai quali potersi riferire e dai quali, magari, farsi ispirare, sono pochi e stereotipati.

Una mamma sospesa non ha visibilità mediatica, non ha film, romanzi, canzoni che parlino di lei. Questa assenza di narrazione le impedisce di esorcizzare le sue paure, di sentirsi parte di un mondo che continua ad escluderla, a far finta che non ci sia, ad accollarle cause di sterilità; a giudicarla colpevole, o peggio ancora, inutile.

Tutto questo fa sentire una mamma come me, ancora più isolata e, soprattutto, ancora più sospesa. In bilico tra un senso di vuoto e la realizzazione di un sogno.

E poi ci sono i papà sospesi, quelli già carichi d’amore, pronti a farti sentire il loro supporto e a soddisfare tutte le tue voglie, ancora prima che tu sia incinta. Ti stringono forte a loro, quando tutto va giù; uniscono le loro lacrime alle tue e il tuo dolore si spezza, si dimezza, perdendo un po’ della sua carica distruttrice.

Se anche voi, come me, nel vostro qui ed ora, non siete più disposte ad accettarvi come delle “non mamme”, provate ad aggrapparvi a questa nuova identità. Il pensiero di doverla generare dal principio, vi farà cambiare prospettiva, donandovi ulteriore forza, alimenterà in voi un rinnovato coraggio. Definendo sempre più precisamente il vostro nuovo posto nel mondo, anche la vostra attesa si farà più dolce, non più una mera questione di lotta perpetua.  Cullerete le vostre ansie, immaginando il volto del vostro bimbo sospeso… anzi, che dico, della vostra tribù sospesa, al completo!

Perché si sa che un giorno, il nostro corpo caldo, avvolgente e forte accoglierà fra le braccia, in una stretta aromatica, quel bambino già pronto, che in qualche parte del cielo o della terra, aspetta soltanto di essere raggiunto.

Sono Francesca, ho 32 anni e sono una mamma sospesa.