Il Re dei consigli
La volta scorsa ci siamo dimenticati del consiglio numero 1 sulla hitlist dei consigli.
Qual è?
“NON CI PENSARE!”
Vorrei chiedere a tutti quei geni (evito di chiamarli deficienti) in questa sede come questo consiglio possa avere un impatto sulla propria fertilità. A questo punto è meglio consigliare l’acido folico o la bibitona miracolosa tipo Asterix. Eh sì, perché assumere un integratore è una cosa che possiamo fare. Lo possiamo fare attivamente.
Il “NON PENSARCI” non è una cosa che si prende o si beve o si spalma o si inietta nel proprio corpo e poi finisce lì. Il “NON PENSARCI” non è una pillola. Sicuramente ci saranno delle tecniche che ci possono dire degli psicoterapeuti che sono utili per distrarre la mente. Ma a questo stadio si presume che ancora nessuno si è rivolto ad uno psicologo proprio perché ancora non abbiamo riconosciuto il fatto che siamo infertili.
Dire ad una donna che non riesce a concepire “Non ci pensare” è come strangolare una persona e dirgli “non pensare a respirare”…!
Purtroppo nessuno di noi ha un bottone magico il quale possiamo premere e il pensiero del bambino sparisce. Ci possiamo distrarre. Ma poi, appena la distrazione (di qualunque tipo come ad esempio una giornata di shopping) finisce, torna il chiodo fisso. E che chiodone!
Il meccanismo è simile a quello di una delusione in amore. Vi ricordate la prima volta che siete state lasciate e voi eravate ancora follemente innamorate di quel ragazzo.
Io me lo ricordo. E’ la prima cosa a cui pensi la mattina. E così è anche quando la cicogna non arriva. E’ il primo pensiero che hai la mattina e l’ultimo prima di andare a dormire. Come fai a non pensarci? Come fai a spingere il bottone magico? Più provi a non pensarci più ci pensi. E quindi un vortice che ti succhia.
Come quando una tua amica per strada ti dice “oddio, mamma mia come si è vestita quella…” e poi nella stessa frase ti dice “non ti girare…non ti girare perché ci sta guardando…”. Tu cosa fai automaticamente? Ti giri. Ovvio.
Quando non rimani incinta è la stessa cosa. Come già detto, più provi a non pensarci più ci pensi. E quelle poche volte che veramente non ci pensi vedi pancioni ovunque. OVUNQUE!
Come se pure il destino ci si mettesse. Ti fa brutti scherzi. Sembra essere quasi contento che non riesci a concepire…(nota dell’autrice: dopo anni e anni ti rendi conto che in quel momento non eri pronta per una gravidanza…ma quello viene solo dopo). Sembra che il destino ti ride in faccia.
E qui poi si aggiunge l’altro vortice o anche aggravante del quale abbiamo già parlato nella seconda puntata: la domanda del “perché io”?
Così si crea un cocktail a base di “non ci pensare” e “perché io” con un gusto davvero amaro e difficile da digerire (forse impossibile da digerire). A questo punto vorrei dirvi la mia: sappiate che il retrogusto del cocktail “bloody infertility” rimane a vita. Una volta infertile, sempre infertile (in senso figurativo ovviamente). Ti sentirai infertile sempre. Quando mi rivolgo a voi dico sempre “noi donne infertili” includendo me stessa; perché l’infertilità lascia delle tracce irreversibili. È come un graffio nel parquet che non si leva più. Vabbé,… questo è un altro argomento da affrontare in una sede separata.
Vorrei riprendere un mio paragone che ho postato qualche settimana fa sui social. L’infertilità è come una bottiglia di olio che ti cade all’improvviso mentre cucini. E poi, l’olio si espande piano piano in tutte le direzioni e lascia le sue tracce un po’ ovunque…
Quindi, tenendo in mente questo paragone, come si fa a “NON PENSARCI” quando questo olio ha già lasciato certe tracce che non si riescono a pulire del tutto. E’ IMPOSSIBILE.
Facciamo un altro paragone: immaginate una macchia rossa sul vostro divano bianco. Come fai a non pensarci, a far finta di niente, se ogni volta, quando vuoi sdraiarti sul divano, vedi questa macchia? IMPOSSIBILE NON PENSARCI.
Quindi, cosa voglio dirvi con tutto questo. È normale che il bimbo che non arriva diventi un chiodo fisso.
È NORMALE. Non siete strane voi.
Alla prossima persona che vi dice “non pensarci” chiedete come farebbe lei/lui a non pensare ad un problema che rischia di compromettere la vita che si è sempre desiderato.
E’ vero che chi non ci passa non capisce. Ma non per questo possiamo sempre giustificare la mancanza di empatia e tatto di questa gente.