In Spagna per rendere il sogno realtà

01, Jul, 20

In Spagna per rendere il sogno realtà

 

Sono sempre stata una donna libera e indipendente. Troppo per “incatenarmi” con responsabilità quali matrimonio o figli.

Inoltre nella mia famiglia di origine sono sempre stata la più grande tra fratelli e cugini: ero io a dovermi occupare sempre di tutti. Questo forse ha soffocato il mio “istinto materno” a lungo: ne avevo abbastanza di occuparmi degli altri, volevo pensare solo a me stessa per un bel po’.

Forse la cosa mi è sfuggita di mano e mi sono ritrovata over 35 con amori sbagliati, storie fallite e nessun progetto per il futuro.

Ma la vita può sorprendere. Nel giro di un paio di anni incontro l’uomo della mia vita, facciamo il grande passo del matrimonio e iniziamo da subito la ricerca di un figlio.

I problemi si sono presentati fin da subito. Avevo sempre avuto un ciclo irregolare, cisti ovariche, mi fu diagnosticata una severa endometriosi, un’infezione importante danneggiò le tube che furono asportate durante un intervento a cui mi ero sottoposta. Ancora ricordo quando al mio risveglio me lo comunicarono: ero sconvolta. Mi avevano parlato che forse avrebbero dovuto intervenire su una, ma durante l’operazione videro che erano ridotte entrambe in pessimo stato e i medici furono costretti a una drastica decisione.

End of the game! Non c’era più niente che potessi fare, almeno naturalmente.

Dopo aver mandato giù l’amaro boccone, mi rivolsi a una Clinica convenzionata. Gli esami rivelarono una riserva ovarica bassissima e scarse possibilità di riuscita. Inoltre ancora l’incubo dell’endometriosi, e altri mille problemi che rallentarono ulteriormente il percorso. Tre stimolazioni nel vuoto. Un totale di 2 embrioni trasferiti e altrettanti negativi. Pessima qualità ovocitaria. Unica alternativa: la fecondazione eterologa.

Per mesi brancolai nel buio: quei fallimenti e il fatto di essermi sentita un corpo su cui “sperimentare”, mi convinsero che basta, avrei potuto vivere benissimo anche senza figli. D’altronde amavo viaggiare..poteva bastare no? Ma può un viaggio sostituire un figlio?

Mio marito che era inizialmente il più restio nell’intraprendere la strada della scienza anche e soprattutto per motivi religiosi, improvvisamente si trasformò. D’un colpo era lui a spingermi nel riprovare. Mia sorella mi inviò un giorno una lista di Cliniche, soprattutto spagnole con una buona reputazione in ambito PMA. Ne contattai una. Vidi subito la differenza col centro italiano convenzionato in cui ero stata in cura. Finalmente ora mi sentivo seguita, non ero un numero e venni sottoposta a ogni tipo di esame prima di procedere col percorso perché a detta del Professore, squisito, che mi seguì “Devi arrivare al transfer in uno stato fisico perfetto”. Per mettermi in sesto ci vollero dei mesi. Quando mi diedero l’Ok, ci recammo a Valencia solo i giorni necessari al prelievo degli spermatozoi di mio marito e il successivo transfer che avvenne al 5° giorno.

Dopo 10 giorni il test di gravidanza segnava due belle e inequivocabili linee rosa: ero incinta. A 43 anni.

Oggi la guardo e so rispondere alla domanda che mi sono posta poco fa: no, un viaggio non può sostituire l’emozione che provo quando ora guardo il volto della mia bambina.

Non mollate mai e accantonate ogni pregiudizio in merito all’eterologa. Non smetterò mai di ringraziare il Centro Spagnolo: hanno creato una vita, quella di mia figlia e salvato la mia!