Sono Verena e 6 anni fa, dopo molti anni insieme, io e mio marito abbiamo deciso di provare ad avere un figlio. I mesi passavano senza che riuscissimo ad ottenere una gravidanza, così abbiamo deciso di effettuare dei controlli, prima su di me (e sembrava tutto a posto) e poi su mio marito. Il 21 febbraio 2015, un giorno che non scorderemo più e che ha cambiato tutta la nostra vita, abbiamo ricevuto il referto dello spermiogramma: totale assenza di spermatozoi (azoospermia).
Subito abbiamo pensato ad un errore di laboratorio: come era possibile che di milioni di spermatozoi che ci dovrebbero essere non se ne trovava nemmeno uno? Dopo diversi esami e analisi del sangue che non hanno evidenziato alterazioni genetiche, mio marito si è sottoposto ad un’operazione di biopsia testicolare (TESE), per cercare degli spermatozoi all’interno dei testicoli: purtroppo con esito negativo.
È stato un duro colpo per me e per noi: come accettare che non è possibile insieme fare ciò che è generalmente considerato normale e da cui ci si protegge quando una gravidanza non è desiderata?
Dopo aver ragionato per diversi mesi sul fatto che non è solo il DNA trasmesso a plasmare una persona e a determinarne il modo di essere e dopo un lungo percorso di riflessione nella nostra coppia, il nostro interesse principale si è focalizzato sul bambino e come avrebbe potuto reagire sapendo di essere stato concepito da seme di donatore. A questo proposito abbiamo letto diverse testimonianze di adulti concepiti tramite eterologa (principalmente negli USA) per cercare di immedesimarci nei possibili pensieri del nostro (all’epoca) futuro figlio concludendo che, per noi, era la strada che volevamo percorrere, con l’obiettivo di essere trasparenti e sinceri fin dalla loro nascita.
Dopo lunghe ricerche, abbiamo trovato la clinica che ci convinceva di più, in Svizzera. Facciamo il primo colloquio tramite Skype e ricevo nuovamente una lista con una lunga serie di esami: analisi del sangue, ecografie, tamponi, isterosalpingografia. Nel giro di due mesi li eseguo tutti e la clinica ci presenta il protocollo da seguire: abbiamo finalmente l’appuntamento per il nostro primo tentativo di IUI. Senza stimolazione, perché i valori erano buoni, a parte una positività agli anticorpi anti-nucleo, curata con il cortisone.
Dopo tre monitoraggi ovarici, arriva finalmente il giorno dell’induzione dell’ovulazione tramite puntura. Nell’ultimo anno però avevo imparato a riconoscere i segnali dell’ovulazione e ancora prima di procedere con la IUI sapevo che il giorno stabilito dalla clinica per l’inseminazione era troppo tardi. Passano due settimane, faccio il test di gravidanza. Negativo, come immaginavo. Arriva il ciclo e ripartiamo subito con il secondo tentativo, stavolta con stimolazione.
Dopo la prima ecografia di controllo, dal quinto giorno in poi ogni sera mio marito mi fa la puntura di Gonal per favorire lo sviluppo di due follicoli. Questa volta faccio tutti i monitoraggi ecografici e analisi di sangue nella clinica, più per scaramanzia che per reale necessità. Arriviamo all’ultimo controllo prima dell‘induzione dell’ovulazione e il ginecologo dice: ‘Ci sono due follicoli:18 e 19 mm. Dopodomani facciamo l’inseminazione, o forse domani’. Rispondo su due piedi: Domani, domani. Mi sentivo che aspettare due giorni sarebbe stato di nuovo troppo tardi.
Passano di nuovo due settimane di attesa e il 14esimo giorno sono già sveglia dalle 3 del mattino. Non riesco più a dormire e faccio il test delle urine. Negativo. Neanche una piccolissima ombra della seconda riga. Sono devastata dal dolore, mi metto di nuovo a letto con le lacrime agli occhi e cerco di farmi forza.
Il mattino chiamo il centro per dire che anche questo tentativo non è andato bene. Mi consigliano comunque di fare le beta tramite esame del sangue. Faccio l’analisi e alle 11 è già disponibile il referto: “Beta HCG – 112,6“. Non posso crederci.
A 6+0 settimane faccio la prima ecografia e si vedeva già il cuore battere. Un’emozione indescrivibile. Le ultime settimane della gravidanza sono caratterizzate da tanta paura e preoccupazioni per via di un problema alla placenta, ma a maggio 2016 dopo qualche giorno nell’incubatrice possiamo tenere finalmente nostra figlia tra le braccia.
Qualche mese dopo la sua nascita chiediamo al centro di riservare per noi le ultime tre provette dello stesso donatore per un’eventuale seconda gravidanza.
Nella primavera del 2018 ci sentiamo pronti per un secondo figlio. Ripeto tutti gli esami e seguo esattamente lo stesso protocollo usato per la prima gravidanza. Arriva il ciclo e parto con la stimolazione. Ogni sera la puntura di Gonal, monitoraggi direttamente nella clinica. All’ultimo monitoraggio prima dell’induzione dell’ovulazione il ginecologo dice: ‘Ci sono due follicoli, uno dominante di 19 e uno più piccolino che probabilmente si riassorbirà di 15 mm. Facciamo oggi la puntura di Gonasi per l’induzione e poi l’inseminazione tra due giorni’. Chiedo se possiamo farla il giorno dopo, esattamente come avevamo fatto per il secondo tentativo che era andato bene e per fortuna il ginecologo dà il suo ok.
Arriva il 14esimo giorno dopo l’inseminazione. Non eravamo molto ottimisti, eravamo già stati molto fortunati con solo due tentativi per la prima gravidanza. Questa volta salto il test delle urine e faccio subito le beta: ‘336’. Non riuscivo a crederci.
All’esame ecografico la ginecologa ci fa vedere prima una camera gestazionale con un cuoricino che batteva. E poi una seconda camera gestazionale, però vuota. Era ancora presto per sapere se era un ritardo del secondo feto. Evidentemente anche il follicolo da 15 mm era stato fecondato e la gravidanza era iniziata come gemellare. Due settimane dopo, questa camera si era quasi completamente riassorbita. Anche se in realtà speravamo di vedere due cuori battere, la ginecologa ci ha confortati e ha alleviato la nostra tristezza, anche in vista delle complicazioni legate a una gravidanza gemellare. Anche in questa gravidanza le ultime settimane sono state travagliate e hanno messo a dura prova la nostra piccola famiglia, ma a gennaio 2019 è finalmente nato nostro figlio.
Non abbiamo mai dato per scontato quanto siamo fortunati con i nostri due figli. Nel corso degli anni abbiamo tenuto un diario personale per ciascuno di loro, riportando fatti e sensazioni del pre-, del durante e del post-gravidanza, che si prefigge proprio lo scopo di trasmettergli quanto è grande il nostro amore per loro, tanto prima che ci fossero quanto dopo il loro arrivo.
Il nostro libro per loro: Tanto desiderato, così sei nato!
Su stimolo di nostra figlia, abbiamo deciso di scrivere quattro versioni di un libro illustrato per bambini nati da procreazione medicalmente assistita (eterologa e non). Questi libri si prefiggono di aiutare i genitori, grazie a illustrazioni e riferimenti reali, a raccontare ai propri figli il modo in cui sono stati concepiti, senza nascondere loro un elemento così fondamentale (soprattutto nel caso di fecondazione eterologa). Chi fosse interessato può dare un’occhiata ai libri su Amazon: https://amzn.to/2PTJ5jq
Per chi è interessato, a questa storia è associato il seguente profilo Instagram è https://www.instagram.com/diariodiunavitasincerologa/